Azioni dimostrative a Trento e Rovereto a sostegno degli orsi imprigionati al Casteller. L’azione simbolica di questa mattina davanti al Palazzo della Provincia e al Mart di Rovereto riporta l’attenzione sulla scellerata gestione da parte delle istituzioni degli orsi presenti sul territorio.
Dopo la manifestazione nazionale “Smontiamo la gabbia” dello scorso 18 ottobre la campagna nazionale #StopCasteller rientra nel vivo con nuove azioni dimostrative portate avanti in molte città italiane. Segue il comunicato stampa della campagna #StopCasteller CARTELLI E MANIFESTI SONO APPARSI IN MOLTE CITTÁ ITALIANE A SOSTEGNO DEGLI ORSI TRENTINI Dopo la manifestazione “Smontiamo la gabbia” del 18 ottobre a Trento, nuove azioni della campagna nazionale #StopCasteller per la liberazione degli orsi Sono comparsi nella notte in molte città italiane – da Milano a Torino, da Vicenza a Padova, da Venezia a Treviso, da Rovereto a Trento – adesivi, manifesti e cartelli a sostegno della campagna #StopCasteller, che chiede la liberazione di M49-Papillon, M57 e DJ3, figlia dell’orsa Daniza, e la fine della persecuzione di questi animali in Trentino. I tre orsi sono attualmente detenuti nel Centro Vivaistico al “Casteller”, di proprietà della Provincia autonoma e gestito dalla Protezione Civile. Già lo scorso 18 ottobre, un corteo di 500 attiviste e attivisti da tutta Italia aveva manifestato davanti ai cancelli del Casteller, abbattendo una parte della rete di recinzione e incatenandosi in segno di protesta contro la detenzione degli orsi e per chiedere che il centro fosse chiuso o ritornasse alla sua destinazione originaria: un vivaio a tutela del patrimonio boschivo. La questione degli orsi è tornata alla ribalta nazionale dopo le due fughe dal Casteller di M49, ribattezzato Papillon, e dopo la pubblicazione di una relazione del Cites, il servizio dell’Arma dei Carabinieri che si occupa delle specie protette, a seguito di un sopralluogo nella struttura richiesto dal ministro all’Ambiente Sergio Costa. Il rapporto del CITES ha evidenziato come le condizioni in cui versano gli orsi sono inadeguate a garantire il benessere degli animali a causa degli spazi angusti che rendono difficile la convivenza e dell’uso massiccio di psicofarmaci. Il ripopolamento degli orsi nelle montagne del Trentino è iniziato nel 1996 con il progetto Life Ursus, finanziato dall’Unione Europea e volto a riportare l’orso nei territori alpini, con un rinsaldamento tra le popolazioni ursine presenti e l’espansione sull’Arco Alpino centro-orientale. Il progetto, che si è concluso nel 2004, negli ultimi anni ha messo in luce numerosi problemi di gestione, dalle proteste degli allevatori, che ricevono comunque indennizzi dalla Provincia per ogni animale ucciso o danneggiato dai grandi carnivori, alle misure repressive adottate dagli amministratori, a causa delle quali, negli ultimi venti anni, sono stati 37 gli orsi rinchiusi, abbattuti o avvelenati.
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