Attivistə da tutta Italia oggi a Trento hanno restituito alla Provincia un pezzo della recinzione che tiene prigionieri gli orsi del Casteller, tagliata durante la manifestazione dello scorso ottobre
«Questa rete è più appropriata attorno alla Provincia perché ad essere problematici non sono gli orsi ma gli amministratori che li hanno rinchiusi»
«La Provincia autonoma non può avere il potere di vita o di morte sugli animali oggi rinchiusi e su quelli liberi, che rischiano l’abbattimento. Saremo a fianco degli orsi finché la loro persecuzione non finirà»
«Il video sulle condizioni in cui sono detenuti gli orsi ha fatto crescere l’indignazione e il desiderio della loro liberazione. Presto o tardi smonteremo quella gabbia»
Oggi a Trento, dopo la diffusione del video girato illegalmente da alcuni attivisti, centinaia di persone da tutta Italia sono scese in piazza, accomunate dallo sdegno per le terribili condizioni dei tre orsi rinchiusi nel carcere di massima sicurezza del Casteller e per esprimere contrarietà alle assurde posizioni della Giunta Provinciale.
Sono stati due i presidi, uno nella centrale piazza Fiera da cui i manifestanti hanno poi sfilato con maschere d’orso fino a piazza Dante, sede dei palazzi del potere.
Per la prima volta nessuno slogan semplicistico quale “trentini assassini” e nessun ingenuo invito al boicottaggio dei prodotti locali: al contrario, è stata una mobilitazione che ha preso vita dal territorio e che, negli scorsi mesi, ha visto diverse iniziative locali, l’ultima appena una settimana fa con “l’ingabbiamento” simbolico dell’orso berlinese sulla rotatoria del ponte di San Lorenzo.
Le attivistə hanno attraversato la città fino ad arrivare di fronte al palazzo della Provincia Autonoma, dove hanno manifestato il loro dissenso verso quella che definiscono «l’ottusità della Giunta Fugatti, responsabile delle catture e con potere di vita o di morte sugli animali oggi rinchiusi e anche su quelli attualmente liberi, che rischiano l’abbattimento».
Le attivistə hanno restituito alla Provincia un pezzo della recinzione che tiene prigionieri gli orsi del Casteller, tagliata durante la manifestazione dello scorso ottobre. «Questa recinzione è più appropriata attorno alla Provincia di Trento – hanno dichiarato le attivistə del Centro sociale Bruno e di Assemblea Antispecista – perché ad essere realmente problematici non sono gli orsi ma gli amministratori che li hanno rinchiusi. Problematica è l’arroganza della giunta leghista e, più in generale, l’idea diffusa che il mondo, l’ambiente e gli animali siano a totale disposizione dell’essere umano. Questo si esprime in un modello di gestione del territorio che cementifica e inquina, in nome del turismo di massa e del profitto di pochi. Un modello totalmente anacronistico e sbagliato, la cui incompatibilità con questo nostro tempo dovrebbe risultare ormai evidente dopo il recente inverno trascorso senza turismo, che ha lasciato a casa tantissimi lavoratori e lavoratrici».
«Chi oggi è sceso in piazza lo ha fatto “al fianco degli orsi”. La grande sete di libertà e autodeterminazione dimostrate dall’orso denominato M49, con le sue due rocambolesche fughe dal carcere del Casteller, resta, a distanza di mesi, forte. Vederlo rinchiuso in quelle condizioni ha fatto crescere l’indignazione e il desiderio della sua liberazione insieme agli altri orsi prigionieri».
Le attivistə hanno anche lanciato un appello alla stampa affinché diventi parte attiva nella diffusione di buone pratiche, per una migliore convivenza con l’orso e con il lupo, «evitando articoli allarmanti nei quotidiani che mostrano alle persone un immaginario infondato, dove l’orso è dipinto come un pericolo per l’incolumità delle persone, minando un lavoro di condivisione e conoscenza che molti formatori e naturalisti trentini stanno provando a costruire, in ore di lavoro, anche nelle le scuole».
A conclusione della giornata, le attivistə hanno ribadito alla Provincia la promessa fatta lo scorso 18 ottobre, quando un corteo altrettanto determinato abbatté decine di metri della rete esterna del Casteller oggi restituita agli amministratori: «presto o tardi smonteremo quella gabbia».
«Promettiamo che torneremo puntuali a far sentire la nostra rabbia ogni qualvolta ci sarà una nuova cattura, quando una mamma orsa finirà nel mirino per aver difeso i suoi cuccioli, quando un giovane orso libero sarà braccato per aver rovistato in cassonetti non a norma e per questo sarà additato come “problematico”. Finché la persecuzione degli orsi non finirà, ci troverete al nostro posto, al fianco degli orsi ribelli».