UE BOCCIA LA PAC ITALIANA: TROPPI AIUTI AGLI ALLEVAMENTI INTENSIVI, NESSUN INTERVENTO A FAVORE DEL CLIMA

 

 

 

 

A farsi stroncare da un istituto retrò come la Corte dei Conti europea ci vuole un livello di incapacità a leggere le priorità del mondo che ci stupisce e ci preoccupa.

Premessa: cos’è la PAC (Politica Agricola Comunitaria)? Sono fondi che hanno l’obiettivo di aiutare gli agricoltori a produrre quantità di cibo sufficienti per la popolazione europea; garantire cibi sicuri e di qualità a prezzi accessibili; assicurare un tenore di vita equo ai produttori, proteggendoli da una eccessiva volatilità dei prezzi, dalle crisi di mercato e dagli squilibri all’interno della filiera alimentare attraverso l’ammodernamento delle loro fattorie; mantenere comunità rurali prospere in tutta l’UE; creare e conservare posti di lavoro nell’industria alimentare; tutelare l’ambiente, il benessere degli animali e la biodiversità; mitigare i cambiamenti climatici attraverso uno sfruttamento sostenibile delle risorse ambientali.
In sostanza, ci si ispira a criteri di sviluppo sostenibile e sostegno agli agricoltori riducendo le sperequazioni all’interno dell’UE e concentrandosi in particolare sui giovani agricoltori, sugli operatori all’interno di mercati a basso reddito e su quelli che vivono in zone soggette a vincoli naturali.

Per farvi capire di che somme si parla: per il settennato 2014-2020 vennero stanziati 408.31 miliardi, il 38% del bilancio UE. Nel giugno dello scorso anno un’analisi svolta dalla Corte dei Conti europea, che come scopo ha quello di «controllare che i fondi dell’UE siano raccolti e utilizzati correttamente», aveva sottolineato l’inefficacia e arretratezza della PAC nel contrastare la perdita di biodiversità. Senza girarci attorno, la valutazione esplicitava come i fondi PAC in Italia erano finiti in tasca a un certo mondo agricolo e di allevatori che era diretta causa della perdita della biodiversità. Lungi dal comprendere il valore della vita animale, la Corte dei Conti però evidenzia senza dubbio come gli investimenti sulle industrie intensive siano direttamente responsabili della rovina dell’ecosistema. A distanza di un anno, la Corte di Conti europea torna sul tema con l’ennesima valutazione sul piano presentato per la PAC italiana per i prossimi anni e la stroncatura è totale: «il piano italiano è insufficiente, incompleto e incoerente». Questa, in sintesi, la valutazione della Commissione Europea rispetto al Piano Strategico sulla Politica Agricola Comune (PAC) 2023-2027, che Stefano Patuanelli aveva consegnato lo scorso 31 dicembre ai funzionari di Bruxelles. Si tratta di un documento importantissimo, poiché definisce le scelte nazionali della politica agricola dei prossimi 5 anni (2023-2027) per 33,5 miliardi di euro, pari a 7 miliardi di euro/annui.

Oltre a mancare di quegli elementi quantitativi che possano permettere di fare le dovute valutazioni, l’Unione Europea rimprovera al governo due elementi. In primo luogo una distribuzione iniqua dei sussidi, che favorirebbero i “soliti noti” dell’agroindustria, in particolare le aziende zootecniche della Pianura padana, lasciando indietro le aree già svantaggiate del Sud Italia e, in generale, le zone agricole più isolate. In seconda istanza, una scarsa ambizione sul piano della tutela ambientale, che è uno dei pilastri della nuova PAC, che integra il patto sull’ambiente noto come Green Deal. Tanto grave è l’inefficacia delle politiche agroambientali italiane nel contrasto al cambiamento climatico, che la Corte dei Conti si sente in dovere di tuonare ancora con un giudizio che non lascia spazio a interpretazioni e attraversa tutte le criticità della produzione agricola che ormai sono estremamente note per il consistente contributo climalterante. Monocolture diffuse per la produzione di mangimi, allevamento intensivo, inarrestabile uso della chimica che limita la resilienza dei suoli e delle varietà sono solo alcuni dei passaggi che la Corte dei Conti europea evidenzia per denigrare  un percorso non coerente con obiettivi di sostenibilità, di neutralità climatica e con la necessità di mettere in campo azioni efficaci per arginare gli effetti del cambiamento climatico.

«A ciò si associa lo studio voluto dalla Commissione Europea che dimostra che l’80% dei pagamenti diretti della PAC è giunto al 20% di aziende; c’è dunque un grande bisogno di riequilibrio». È evidente infatti come le cifre più elevate dei sussidi finirebbero ancora una volta a finanziare i grandi appezzamenti agricoli, spesso caratterizzati da monocolture, come pure gli allevamenti intensivi, tipici del comparto zootecnico della Pianura padana, in particolare della Lombardia e dell’Emilia Romagna. L’obiettivo della Commissione di migliorare la distribuzione per sostenere di più le piccole e medie aziende e soprattutto quelle con minore impatto ambientale e attente alla conversione agro-ecologica verrebbe così vanificato. Per questo motivo Bruxelles invita l’Italia a mettere in atto «una più ambiziosa convergenza interna e redistributiva», in grado di avvantaggiare anche le aree rurali più bisognose che soffrono di un ritardo nello sviluppo e non godono di altri fondi specifici per essere sostenute. Altro punto dolente riguarda i metodi per ridurre l’uso di input, quali pesticidi, fitofarmaci e fertilizzanti, come richiesto nella strategia Farm to Fork e Biodiversità 2030. Un’esigenza resasi ancora più pressante alla luce della guerra in Ucraina, che ha messo in crisi il sistema alimentare globale e la dipendenza eccessiva da materie prime provenienti dall’estero, in molti casi inquinanti e pericolose per la salute, come i fertilizzanti russi e bielorussi. Le indicazioni fornite sarebbero insufficienti e incoerenti. E insufficienti sarebbero anche le misure di contrasto per il caporalato, la Commissione evidenzia che: «Alla luce dell’altissimo tasso di irregolarità (oltre il 55%) […] affrontare la questione è fondamentale per garantire la stabilità economica, la competitività e la sostenibilità sociale delle aziende agricole italiane».

Insomma, altro sostegno ai colossi dell’ intensivo e alle monocolture per i mangimi, nessuna attenzione per l’emergenza climatica, aumento della disparità sociale, nessun impegno contro lo sfruttamento delle fasce deboli, siano esse individui animali o umani… un quadro davvero desolante. Continuiamo a spingere con l’acceleratore verso il  disastro ecologico, lasciando dietro di noi una scia di corpi animali, per arrivare ad arricchire sempre di più pochi colossi che stanno letteralmente masticando la terra.

https://ec.europa.eu/info/food-farming-fisheries/key-policies/common-agricultural-policy/cap-glance_it

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/4931

https://terraevita.edagricole.it/featured/nuova-pac-litalia-presenta-alleuropa-il-piano-strategico-nazionale/

https://www.eca.europa.eu/it/Pages/DocItem.aspx?did=58913