Martedì 2 marzo Maurizio Fugatti ha incontrato la ministra Lamorgese per un colloquio su questioni di «ordine pubblico»: sul tavolo la violenza sulle donne (uno degli ultimi femminicidi è avvenuto proprio in Trentino) e la presenza di orsi e lupi «problematici» sul territorio.
Inaccettabile, e lo diciamo innanzitutto come donne e loro alleatə, che la violenza di genere e il femminicidio vengano strumentalizzati (peraltro a pochi giorni dall’8 marzo) per portare avanti una propaganda che trova il suo caposaldo nell’oppressione: l’oppressione specista perpetrata sui corpi degli orsi, per il semplice fatto di essere orsi. Come donne e persone che sanno cosa significa subire una violenza sistemica, quella di genere, simpatizziamo con gli orsi, a fianco dei quali resistiamo come complici. Rifiutiamo l’etichetta strumentale di «problematico», perché l’orso che si comporta da orso è e sarà sempre semplicemente un orso.
La buona notizia è che la campagna #StopCasteller sta raccogliendo i suoi frutti. È evidente che, da quando sono uscite le immagini che mostrano quali sono le reali e inaccettabili condizioni in cui versano gli orsi nel Casteller, sbugiardando così le narrazioni della PAT sui plantigradi felicemente in letargo, Fugatti non sa più dove sbattere la testa e sente la pressione dell’opinione pubblica. Il fatto che abbia portato la questione sul tavolo della ministra dell’Interno ne è la dimostrazione.
La cattiva notizia è che a fronte del duro lavoro che stanno portando avanti lə attivistə della campagna #StopCasteller, continui sono i bastoni fra le ruote. Primo fra tutti quello infilato da Brigitte Bardot, sedicente animalista pronta a sfruttare la propria fama (e grana) per “salvare” gli orsi del Casteller, deportandoli in Bulgaria. Abbiamo già discusso la proposta avanzata da Bardot, che riteniamo l’ennesima non-soluzione, che può solo favorire Fugatti, lasciandogli gabbie vuote da riempire con altri orsi «problematici».
Ora, forte di chi ingenuamente gli sta dando una mano, il presidente della PAT pone la questione in termini di «ordine pubblico», sperando nel supporto della ministra dell’Interno e, perché no, di un nuovo ministro per la transizione ecologica che gli dia meno rogne rispetto all’ex ministro Costa.
Quale sarebbe l’«ordine pubblico» che auspica Fugatti? Quello che ha visto uccisi, “scomparsi” o imprigionati 34 orsi negli ultimi venti anni? Quello che ha investito i fondi del progetto Life Ursus in recinti e gabbie di cemento? Quello che “la ripopolazione dell’orso sì, ma solo se sotto psicofarmaci e rinchiuso”? Quello che poggia le sue basi su menzogne? Su quanto gli orsi siano «problematici» e «pericolosi»? E a quanto pare non solo questo, se adesso si stanno cercando altre non-soluzioni al tavolo della ministra dell’Interno, quasi paragonando gli orsi ai femminicidi.
Per l’ennesima volta (non smetteremo mai di ripeterlo): l’unica soluzione è la liberazione degli orsi. Fugatti, prima di parlare di «ordine pubblico», si faccia un bell’esamino di coscienza e impari l’abc della convivenza umano-animale. E soprattutto si tappi la bocca quando si tratta di violenza di genere e femminicidi, che è meglio.